Valle Caudina: una terra vittima delle chiacchiere

30 Dicembre 2018

Valle Caudina: una terra vittima delle chiacchiere

A settembre del 2017, il vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, il presidente del Consiglio regionale, Rosa D’Amelio, e il numero uno di Eav, Umberto De Gregorio parteciparono ad un convegno organizzato dall’Unione dei Comuni della Valle Caudina per parlare di trasporti e infrastrutture.
Al di là delle solite, pompose chiacchiere, emerse la stantia ricetta per lo sviluppo della ferrovia: il passaggio della gestione dalla Regione (tramite Eav) a Rete Ferroviaria Italiana (Rfi).
Da allora, è passato più di un anno, c’è un nuovo governo ma la ricetta è sempre la stessa: il benedetto passaggio ad Rfi. Del quale, però, non si vede alcun segnale.
Un vero e proprio schiaffo la comunità caudina lo ha però ricevuto qualche giorno fa quando dal ministero dei Trasporti è arrivato il via libera al raddoppio del tratto ferroviario Benevento-Cancello. Peccato che l’itinerario preveda il passaggio per la valle Telesina e non per i nostri territori.
In Valle Caudina, ci consoliamo con la ipotesi (ovviamente fantascientifica) del Traforo del Partenio: una galleria per collegare Cervinara con il Baianese. Come se il vallo di Lauro, d’improvviso, fosse diventato la capitale economica italiana.
Mentre tutto il resto del Paese prova a mettersi in moto, la Valle Caudina sonnecchia, anzi dorme.
Non ha alcun progetto di sviluppo: né economico; né ovviamente infrastrutturale.
Le colpe sono evidenti e hanno nomi e cognomi chiarissimi.
Sono i nomi della locale classe dirigente incapace di guardare oltre al proprio naso. Basti considerare come i sindaci hanno affossato l’Unione dei Comuni relegandola a mera organizzazione utile per i convegni.
La divisione delle due province Avellino e Benevento è una spade di Damocle che spartisce i territori in sfere di influenze: la Valle deve rispondere ai due capoluoghi ed è incapace di realizzare una propria traiettoria di crescita.
Non meno responsabili sono i referenti politici eletti in valle: nessuno di loro ha saputo mai portare avanti le istanze territoriali finendo per essere succubi dei meccanismi di partito e degli ordini che arrivano dai piani alti.
Grandissima responsabilità l’hanno soprattutto i cittadini elettori che non hanno mai saputo fare “massa” per portare avanti le istanze della Valle Caudina.
Cosa ci resta dunque all’alba del 2019: chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere.
Intanto i nostri giovani vanno via a cercare fortuna altrove; i nostri politici pensano a coltivare “l’amico di turno” (per carità di patria tacciamo sulla gestione della comunicazione negli enti locali, sperando che prima o poi la magistratura si svegli); e gli imprenditori a arrabattarsi per non chiudere.
E chi pensa al futuro? Cosa ne sarà della Valle Caudina tra dieci, quindici anni?
Suvvia, godiamoci la solita sagretta di turno spacciata per grande e mirabolante evento

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