Valle Caudina: tradizioni culinarie, ‘O pizz’ palumm’

Redazione
Valle Caudina: tradizioni culinarie, ‘O pizz’ palumm’

E’ quasi scomparso, è un dolce pasquale per antonomasia e sono rimasti in pochi a realizzarlo. Eppure il “pizz’ palumm” è l’apoteosi sella Santa Pasqua.
È una colomba antelitteram, il dolce pasquale dei nostri antenati contadini, un dolce povero, senza creme che, però, nasconde al suo interno gli odori ed i sapori della festa.  È un dolce che non si trova in pasticceria perché per farlo ci vuole sapienza, fatica e tanta pazienza.  Girando la Valle Caudina, può cambiare nome, ad esempio, a Montesarchio viene denominato tarallo infornato, ma la sostanza non muta. Gli ingredienti principali sono, uova, farina, latte, aromi e, naturalmente, il lievito madre. Banditi, severamente, quelli industriali.
Un dolce che veniva preparato per la Santa Pasqua, ma doveva essere buono da conservare anche per i giorni successivi, a partire dalla classica scampagnata del lunedì dell’Angelo. Del resto, la società contadina era sobria ed essenziale e se doveva preparare qualcosa, doveva durare, lo spreco ed i capricci non erano consentiti.
Il “pizz ‘ palumm”, poi, ha anche una certa componente sacra, perchè appunto rappresenta la colomba della tradizione pasquale e ha lo stesso valore sacro della pastiera a Napoli.  La preparazione è lunga e faticosa, perche chi rispetta la tradizione, e sono rimasti in pochissimi, non ne prepara pochi. L’impasto viene fatto a mano, poi la lievitazione naturale può durare anche 48 ore, tutto dipende dalle condizioni climatiche, solo quando tutto è pronto, queste delizie possono essere cotte, in un forno che deve essere a legna. Se avete l’occasione, assaggiate questa prelibatezza. E’ molto diverso dai tantissimi dolci che consumiamo ogni giorno, ha una sapore diverso, a cui il nostro palato non è più abituato.
Sa di buono, sa di antico, è un sapore tutto nostro che non dovrebbe essere lasciato scivolare nell’oblìo del tempo.

P. V.