Valle Caudina: la malanotte del 23 novembre 1980

23 Novembre 2017

Valle Caudina: la malanotte del 23 novembre 1980

Valle Caudina. Il boato, la paura, l’elettricità che va via, la notte insonne intorno ad un fuoco con le notizie che arrivavano lente e confuse. Sono trascorsi 37 anni dalla malanotte del 23 novembre del 1980. Il terremoto portò lutto e tanta, tanta distruzione. Il sisma colpì un paese completamente impreparato, solo dopo quelle migliaia di morti si iniziò a parlare di Protezione Civile e di costruzioni antisismiche. La cosa più grave, però, è che la furia della natura si accanì su quella parte di Italia tra le più deboli della penisola. Ci vollero giorni prima che arrivassero i primi soccorsi e la gente dei paesi dell’Alta Irpinia restò in balia di se stessa, cercando di scavare anche con le mani tra le macerie, alla ricerca di un poco di vita.
La Valle Caudina, grazie a Dio, non contò morti, ma anche dalle nostre parti il sisma del 1980 cambiò per sempre l’assetto urbanistico e, forse, anche quello morale. Spuntarono prima le roulotte e poi i prefabbricati ed iniziò la corsa alla ricostruzione. Nacquero imprese edili e di movimento terra dalla sera alla mattina, tutti in corsa per spartirsi il tesoro. Architetti, ingegneri e geometri divennero i veri protagonisti dei 15 anni successivi. Le famose “pratiche” del terremoto facevano gola a tutti. Con la smania di abbattere e poi ricostruire furono compiuti dei veri e propri obbobri. Basti pensare ciò che avvenne in piazza Municipio a Cervinara, dove, dopo la seconda scossa del 14 febbraio 1981, fu buttato giù un convento del 1600, che ospitava il comune e fu semidistrutta l’annessa chiesa del Carmelo. Le piccole case divennero delle magioni, la maggior parte delle quali ora sono quasi vuote.
Dopo la malanotte, però, nacque anche la speranza di poter prosperare nella nostra terra senza dover andare via. Già la ricostruzione portò occupazione, poi si pensò che quelle fabbriche impiantate in Alta Irpinia potessero arrivare anche nella Valle. Fu una speranza vana, mentre vana non fu la distruzione morale che arrivò insieme alle scosse. Il terremoto mise fine, definitivamente, ai valori della civiltà contadina che avevano sempre contraddistinto la nostra gente. Da allora siamo ancora alla ricerca di un qualcosa che possa sostituire il grande miraggio del cemento armato e dei soldi che portò, una ricerca vana e senza speranza.

Continua la lettura