Valle Caudina: Abate scrive a Valentino, perchè gli elettori ci hanno cacciato in modo così brutale?

Redazione
Valle Caudina: Abate scrive a Valentino, perchè gli elettori ci hanno cacciato in modo così brutale?

Al Segretario provinciale del Partito Democratico.

Segretario,

il cattivo gusto non dovrebbe mai dettare l’agenda politica ma prendo atto che, in un momento di afasia, di assoluta incapacità di elaborazione dello stato comatoso in cui noi tutti versiamo, può risultare comodo usare armi di distrazioni di massa ed alzare il tiro, indirizzandolo verso la volgarità.
Non ho mai coltivato il gusto della polemica e non farò eccezione adesso ma qualche precisazione occorre pur farla, a tutela mia e di quanti mi portano stima.
La contrarietà che ho manifestato nei confronti del documento adottato dalla Direzione Provinciale contro il Governatore della Regione Campania non nasce né dall’ amicizia che a lui mi lega, né, tanto meno, dall’essere, come asserisci, “beneficiaria di nomine regionali”. Non banalizzo l’amicizia né la riconoscenza.
Non mi fa velo l’amicizia ed anche la gratitudine che nutro nei confronti del Governatore al quale, in questi anni, pur non rivestendo alcun ruolo istituzionale ed essendo al contempo partecipe delle dinamiche interne alla federazione provinciale solo “per tua grazia e concessione”, non ho mai smesso di riferire delle criticità e dei ritardi che penalizzano la nostra provincia, accumulatisi non certo per colpa di questo Governo Regionale e non solo per responsabilità esterne alla classe dirigente locale. Non ho mai lesinato apprezzamenti e non ho mai lesinato critiche. Molto spesso peraltro ho percepito la mia solitudine nella rappresentazione della nostra realtà.
In questi anni, fortissimo il silenzio su una visione strategica, su una progettualità di respiro e, quando il silenzio viene rotto in una direzione convocata ad horas solo per scagliarne i frantumi contro il Presidente, ho ritenuto doveroso manifestare la mia contrarietà al giornalista che me ne faceva richiesta, non mancando di evidenziare quella intempestività dell’assise che a tutti è apparsa molto sospetta. Ma voglio sottrarmi, per rispetto di me stessa, ad ogni tentativo di banalizzazione che pure mi viene imputato.
Nel frattempo, rimangono inevase domande sul perché gli elettori ci hanno “cacciato” in modo così brutale, sul perché si è consumata una frattura tanto radicale e dolorosa con il “popolo”, sul perché le periferie tutte ci hanno voltato le spalle in modo così corale, sul perché da tre anni continuiamo a perdere in ogni competizione, sul perché l’impoverimento della provincia appare inarrestabile. E sul perché non ci si pongano tali “perché “.
Chi vuole stare in un partito che, dimenticando tutte le clamorose sconfitte elettorali patite nella nostra provincia, cerca di spostare attenzione e responsabilità su altri luoghi? Chi vuole stare in un partito che prova ad auto esaltarsi laddove ci sia qualche risultato positivo da rivendicare, salvo il momento immediatamente successivo addossare agli altri quelli negativi? Chi vuole stare in un partito che, in un momento del genere, si intesta un documento così sguaiato e mistificatore? Chi vuole stare in un partito che, nella incapacità di dare un governo all’Ente d’Ambito per la gestione dei rifiuti ed alimentando così le inefficienze del sistema, le diseconomie ed i costi che ne derivano a carico della collettività, non trova di meglio che esibirsi in prove muscolari fratricide salvo ritrovare unità di intenti quando l’obiettivo e l’asticella si spostano più in alto?
Non mi trovo a mio agio in questa condizione che si è creata e con me, Te lo assicuro ma Tu questo già lo sai, tanti iscritti al partito ed amministratori locali che sono sempre più lontani da queste logiche di gestione, prive di vera partecipazione e condivisione, improduttive sul piano delle idee di sviluppo territoriale e quindi di costruzione del consenso. Puntare il dito contro chi dissente non è la strada giusta.
Possiamo provare a riaprire un canale di comunicazione con un mondo tanto vasto che ci ha voltato le spalle e con cui non abbiamo più un linguaggio comune, un orizzonte condiviso, una stessa scala di priorità?
Io spero di sì e lavorerò perché ciò accada, ma occorre che ci si ponga ognuno di fronte alle proprie responsabilità, per il ruolo che si ha, per quanto prodotto e determinato.
E’ fondamentale dare un segnale concreto di umiltà e di apertura, per costruire un clima che generi nuova attenzione, soprattutto da parte di giovani generazioni alle quali prospettare percorsi concreti di sviluppo della nostra provincia costruendoli dal basso, dal territorio, smettendo di lanciare accuse di bonapartismo a Napoli, mentre si continua da troppo tempo a praticare il cesarismo a livello provinciale.

Giulia Abbate