Rotondi: la stanza della potatura di Eugenio Giliberti al Madre di Napoli

Redazione
Rotondi: la stanza della potatura di Eugenio Giliberti al Madre di Napoli

Rotondi. Il suo studio è un’opera d’arte. Non capita a tutti di poter lavorare, in questo caso creare, in un ambiente del genere. Non solo, è un’opera d’arte, ispirata e realizzata immergendosi nell’humus che sta intorno all’uomo.
Eugenio Giliberti, dopo aver vissuto e lavorato a Napoli per tanti anni, ha deciso di trasferirsi a Rotondi dove la sua famiglia gli ha lasciato la masseria in via Varco e del terreno, a valle e sui monti. Ma, il suo non è stato un trasferimento e basta. Si è trattato di una sorta di richiamo ancestrale alle radici e, infatti, la sua opera è impregnata di Partenio e Valle Caudina.
Attraverso la sua personale visione, però, questi elementi diventano altro per poi tornare ad essere ciò che sono. Nel 2014, quando per la prima volta furono aperti al mondo i laboratori degli artisti di via Varco a Rotondi, Giliberti realizzò La stanza della Potatura. Chi visita la sua masseria avita ed entra nel suo studio, aprendo la porta, si tuffa direttamente nell’opera.
Infatti, l’opera si chiama “La Stanza della Potatura” . Si tratta proprio di una stanza, tutta dipinta di bianco e tappezzata di tondini di legno. Quei tondini, Eugenio li ha ricavati lavorando il legno, venuto fuori dalla potatura del suo meleto. In un primo momento li aveva realizzati per ricavare delle fiches per permettere alla figlia di giocare a poker con gli amici. Poi li aveva messi via sino a quando è arrivata l’idea giusta. Il primo impatto dell’ingresso nella stanza è spiazzante. Ti aspetti un ambiente rustico, contadino ed, invece, ti trovi in una stanza di strana eleganza. Ma se ti concentri, capisci che quei pezzi di legno ti riportano proprio in quel mondo, ma al di fuori del tempo e dello spazio. Si tratta di un vero e proprio viaggio che Giliberti propone a chi entra nella stanza della potatura. Un viaggio che da venerdì 13 ottobre, potranno realizzare anche i visitatori del Madre, il museo d’arte contemporanea di Napoli. Il museo, infatti, ha effettuato nuove acqusizioni e tra queste, lungo una parete di circa otto metri, Giliberti ha ricreato la stanza della potatura del suo antro di Rotondi, battezzandolo “Cerimoniale”.
Pensare che quei tondini venuti fuori dalla potatura di Rotondi, da venerdì prossimo, saranno visibili ad un vasto pubblico, di caratura internazionale, è qualcosa di molto esaltante. Ma, come sempre fedele al suo stile, Eugenio Giliberti, dopo aver curato l’installazione, nell’attesa dell’inagurazione, è tornato nella sua masseria, a lavoro nella stanza della potatura, dove il mondo resta fuori, perchè vi entra l’universo.

Peppino Vaccariello