Montesarchio non può permettersi un anno di campagna elettorale

Redazione
Montesarchio non può permettersi un anno di campagna elettorale

Ospitiamo un intervento di Benito Tangredi sulla tornata elettorale comunale del prossimo anno a Montesarchio

“Tra un anno o poco più i cittadini di Montesarchio saranno chiamati alle urne per eleggere il sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Le grandi manovre in vista delle elezioni amministrative sono già iniziate da tempo. Ammiccamenti, contatti, endorsement, iniziative, cene, incontri e riunioni più o meno riservati, si susseguono a ritmo incessante. Ognuno cerca di infoltire e serrare i propri ranghi per poi sedersi al tavolo delle trattative in posizione di forza e guadagnarsi uno o più posti in lista se non addirittura la candidatura a primo cittadino. Il nucleo intorno a cui orbitano, in ordine sparso, i vari satelliti è il malcontento. Si tenta di aggregare facendo leva sull’insoddisfazione di una parte della cittadinanza nei confronti dell’attuale amministrazione. Un rancore che, talvolta, travalica il più elementare buonsenso, sconfinando nella maleducazione. Certo, si potrebbe fare di più e meglio per risollevare le sorti del paese, ma non bisogna mai dimenticarsi che la politica è l’arte del possibile e, soprattutto, non si può negare o ignorare per partito preso, alcuni importanti obiettivi raggiunti dalla squadra diretta da Franco Damiano. In queste settimane di grande fermento c’è una cosa che latita più di tutte: le idee. Già, perché nonostante molti si affanino a denunciare lacune, mancanze e problemi vari, in pochi, pochissimi propongono soluzioni e sono ancor meno quelli che fanno seguire i fatti alle parole. Manca una visione d’insieme del paese, un progetto ad ampio respiro attorno a cui costruire un’alternativa o rilanciare l’azione di governo. Un sogno da realizzare negli anni con costanza e determinazione, sia che si sieda in consiglio comunale, sia che se ne resti fuori. Montesarchio non può permettersi un anno di campagna elettorale, il cui solo obiettivo è quello di delegittimare l’avversario. La città ha un impellente bisogno di un ritorno alla politica, quella vera, fatta di confronto costruttivo, di dibattiti seri, tesi alla crescita collettiva della comunità. Non si può continuare a vivere alla giornata, cercando spasmodicamente il pretesto per buttarla in caciara o mettendo le pezze a colori. È davvero così difficile aprire una discussione sulla possibilità di rendere il centro storico una zona franca fiscale, favorendo l’apertura di attività commerciali!? O proporre di inserire nei programmi scolastici un’ora di lezione a settimana dedicata alla storia locale? Perché, invece di accanirsi contro le sentinelle della torre (apoteosi di una schizofrenia dilagante, specie sui social), non ci si impegna concretamente a sostenerle in termini economici e di risorse umane. Provate soltanto ad immaginare un’associazione che, potendo contare su un numero congruo di persone ed avendo maggiori fondi a disposizione, non si limiti solo ad accogliere ed accompagnare i visitatori all’interno dell’ex carcere borbonico ma faccia da guida lungo diversi itinerari creati ad hoc, seguendo i segni tangibili lasciati dalla dominazione longobrada, da quella normanna ed aragonese. Perché tutti i manifesti di taglio politico vengono riempiti di accuse e insinuazioni? Si potrebbero anche alternare denunce e proposte. Sarebbe così bello vedere attaccato al muro un appello ai sindaci del’Unione dei Comuni affinché si adoperino per la costruzione di un percorso ciclabile/pedonale (magari dotato di bike sharing) che attraversi tutta la Valle Caudina, dalle falde del Taburno a quelle del Partenio, facendo rivivere tratti della via Francigena. Quanto è complicato lavorare spalla a spalla per creare una fondazione che si occupi di organizzare eventi e manifestazioni di rilievo nazionale?! La presenza di importanti realtà imprenditoriali nel settore agroalimentare ed enogastronomico potrebbe rappresentare un importante valore aggiunto in tal senso. Una fiera dell’olio o una festa del vino creerebbero un infotto non indifferente, con la città a fare da biglietto da visita per le aziende e le aziende a giocare il ruolo di vettore turistico. Un circolo virtuoso che potrebbe tamponare se non fermare del tutto l’emigrazione di giovani e giovanissimi che a frotte e nell’indifferenza più totale abbandonano la loro terra.