In anteprima la “Stanza della potatura” di Giliberti

15 Maggio 2014

In anteprima la “Stanza della potatura” di Giliberti

Rotondi. Eugenio Giliberti non è solo un grande artista, un maestro venerato per le sue opere, ma è anche un padrone di casa affabile ed indulgente.  Affabile perché apre la porta di casa con signorilità e cerca di metterti a tuo agio. Indulgente, in quanto anche se non sei ferrato cerca di spiegarti, anche con parole semplici, l’universo poetico che infonde nelle sue creazioni.
E così, con una dose notevole di faccia tosta, abbiamo bussato alla porta del suo laboratorio-studio per chiedergli di visionare in anteprima l’opera che ha realizzato per il 24 maggio.
È questa una data importante per Rotondi, la Valle Caudina e l’arte contemporanea.
Andrea Baumann ha scoperto che in via Varco esiste la più alta concentrazione al mondo di laboratori di artisti di arte contemporanea.
Un vero e proprio record che sabato 24 maggio e per due settimane consecutive, potrà essere ammirato da vicino. Grazie, infatti, al progetto Irpinia Contemporanea, questi laboratori saranno aperti al pubblico. Si potrà vedere dove e come lavorano Perino & Vele, che ospitano Luigi Mainolfi, i fratelli Perone, Umberto Manzo ed Eugenio Giliberti. Per l’occasione, a tutti loro è stata commissionata un’opera. E noi conoscendo la disponibilità di Giliberti gli abbiamo chiesto di mostrarci in anteprima la sua creazione.  Richiesta accettata, ma prima di descrivere l’opera una premessa è d’obbligo. Giliberti, dopo aver vissuto e lavorato a Napoli per tanti anni, ha deciso di trasferirsi a Rotondi dove la sua famiglia gli ha lasciato la masseria in via Varco e del terreno, a  valle e sui monti. Ma il suo non è stato un trasferimento e basta. Si è trattato di una sorta di richiamo ancestrale alle radici ed, infatti, la sua opera è imperniata di Partenio e Valle Caudina. Attraverso la sua personale visione, però, questi elementi diventano altro per poi tornare ad essere ciò che sono. Fatta la premessa, Eugenio ci apre la porta del suo antro. Non sappiamo ancora che l’apertura della porta ci permetterà di entrare direttamente nell’opera. L’opera, infatti, si chiama “La Stanza della Potatura” (vedere la foto in pagina). Si tratta proprio di una stanza, tutta dipinta di bianco e tappezzata di tondini di legno. Quei tondini, Eugenio li ha ricavati lavorando il legno, venuto fuori dalla potatura del suo meleto. In un primo momento li aveva realizzati per ricavare delle fiches per permettere alla figlia di giocare a poker con gli amici. Poi li aveva messi via sino a quando è arrivata l’idea giusta. Il primo impatto dell’ingresso nella stanza è spiazzante. Ti aspetti un ambiente rustico, contadino ed, invece, ti trovi in una stanza di strana eleganza. Ma se ti concentri, capisci che quei pezzi di legno, ti riportano proprio in quel mondo, ma al di fuori del tempo e dello spazio. Si tratta di un vero e proprio viaggio che Giliberti propone a chi entra nella stanza delle potatura. Un viaggio che tutti possono intraprendere a partire dal 24 maggio. 


Peppino Vaccariello

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